sabato 30 dicembre 2017

Recensione Libro: I dolori del giovane Werther di Johann Wolfgang Goethe

Titolo: Die leiden des jungen Werther (tradotto come I dolori del giovane Werther)
Autore: Johann Wolfgang von Goethe
Anno:
1774
Casa editrice:
Einaudi collana ET Classici (ma reperibile per diverse case editrici)
Prezzo:
11€ (il prezzo può variare a seconda delle case editrici)
Voto Goodreads:
3,46/5 ⭐

Trama: Pubblicato per la prima volta nel 1774, scatenando uno strabiliante clamore tra il pubblico, I dolori del giovane Werther divenne ben presto un oggetto di culto che non solo produsse un’infinità di imitazioni in campo letterario (qui si può citare il più importante esempio italiano quale è Le ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo), ma diede anche origine tra i giovani a una nuova moda nei costumi e nei comportamenti. L’incostanza e la mutevolezza di Werther, il suo insaziabile appetito di felicità e bellezza, ma anche il tedio per l’esistenza e l’angoscia per l’instabilità dei propri sentimenti, fecero del romanzo una delle più eclatanti manifestazioni della sensibilità moderna. Il giovane protagonista dalla marsina azzurra e il panciotto giallo divenne così una delle prime espressioni del preromanticismo.
Commento: ciò che per primo colpisce il lettore è ovviamente l’impostazione de testo, si tratta infatti di un romanzo epistolare, costituito quindi dalla raccolta di missive che il protagonista Werther rivolge principalmente all’amico Wilhelm, ed è considerato uno dei primi romanzi di questa tipologia, insieme a La nuova Eloisa di Jean-Jacques Rousseau; proprio questa sarà una delle caratteristiche che riprenderà Foscolo per il suo Ortis. Il formato delle missive colpisce per l’utilizzo della prima persona da parte del protagonista e per la sovrapposizione che con il passare delle pagine si crea tra il destinatario effettivo e il lettore, in questo modo si ha la sensazione che questo personaggio stia raccontando direttamente a noi i propri pensieri e sentimenti rendendoci ancor più partecipi delle sue vicende. Del romanzo colpisce anche lo stile di scrittura che si presenta molto semplice e scorrevole e che fa sentire a mala pena lo sforzo della lettura. Per quanto riguarda i contenuti, nel testo diventano molto rilevanti le descrizioni degli ambienti che circondano Werther, in particolare della natura. Wahlheim, la cittadina dove si ambienta principalmente la storia, è descritta come il tipico luogo ameno che potremmo ritrovare ad esempio nelle poesie di Petrarca e che si presenta in forte contrasto con l’animo irrequieto del personaggio. Nella parte finale però, con la crescente disperazione di Werther, allo stesso modo avviene un danneggiamento di questo luogo rappresentato da un allagamento dovuto allo straripare di un fiume, di conseguenza abbiamo la ricongiunzione tra l’animo di Werther e il suo circondario. E infine giungo a parlarvi di Werther, questo personaggio straziante che entra nel cuore del lettore già dalle prime pagine e ti lacera nell’interno così come fa con sé stesso, fino a giungere insieme al totale annientamento. È un romanzo che ti tiene con il fiato sospeso per le ultime 70 pagine e ti lascia il lacrime.. solo a ripensarci mi viene da piangere..

Citazioni: inizio con il dire che questo libro è una citazione continua, dalla prima all’ultima parola, ovviamente ometto le ultime parole per evitare spoiler grandi come montagne e vi riporto invece una frase della parte iniziale che viene “pronunciata dall’editore”: “E tu, anima cara, che provi le sue (di Werther) stesse angosce, cerca conforto e fa’ di questo libretto il tuo amico, se per colpa della sorte o per colpa tua non sei riuscito a trovarne uno migliore
E ora continuo con altre citazioni all’interno..
Si racconta di una nobile razza di cavalli, i quali, se vengono aizzati e incitati senza pietà, istintivamente si strappano coi denti una vena per poter respirare. Lo stesso succede spesso anche a me, vorrei aprirmi una vena che mi procurasse la libertà eterna.” Suona un po’ macabro ma è meraviglioso.
Non facevo un passo che non fosse un ricordo
Ah, quello che so, lo può sapere chiunque- ma il mio cuore ce l’ho io soltanto
E va bene, sono solo un vagabondo, sono solo un pellegrino su questa terra. Forse che voi siate qualcosa di più?
Oh, l’uomo è così caduco che anche là dove ha la reale certezza della propria esistenza, anche là dove lascia l’unica, vera impronta della sua presenza nella memoria, nell’anima dei suoi cari, anche là deve spegnersi e sparire, e così presto.
Alzare il sipario e scomparire là dietro! Questo è tutto. E perché allora queste paure e queste esitazioni? Forse perché non si sa quello che c’è là dietro? O perché di là non c’è ritorno? O forse perché è proprietà del nostro spirito immaginare caos e tenebre là dove non sappiamo nulla di certo?

Voto: 5/5⭐ (chiudo l’anno in bellezza).

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